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Filtri meccanici, mezzi attivi, separazione a membrana: scopriamo come funzionano i sistemi di depurazione dell’acqua da bere più diffusi in Italia.
La depurazione dell’acqua da bere è un tema sempre più attuale. Il mercato dei depuratori è in crescita e offre strumenti per ogni esigenza. Dopo aver presentato gli elementi da valutare per effettuare una scelta consapevole, parliamo dei dispositivi per la depurazione dell’acqua da bere e del loro funzionamento.
A cosa serve la depurazione dell’acqua da bere?
Quando si parla di depurazione dell’acqua è importante ricordare che i dispositivi in commercio non aggiugono vantaggi dal punto di vista igienico-sanitario. L’acqua erogata dai nostri rubinetti è scrupolosamente controllata e potabile. Tutti gli impianti di purificazione, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, hanno lo scopo quindi di rimuovere alcune sostanze per migliorare il sapore o l’odore dell’acqua, anche attraverso processi di gassatura e/o refrigerazione.
Installazione e utilizzo dei sistemi di depurazione dell’acqua
I dispositivi per la purificazione dell’acqua da bere si differenziano per tecnologia utilizzata, tipologia di installazione e costi. La depurazione dell’acqua può infatti comportare:
- l’installazione permanente di dispositivi nell’impianto di distribuzione dell’acqua. Questi sistemi possono agire nel punto di ingresso degli edifici (point of entry) oppure nel punto di erogazione, quindi sul rubinetto (point of use).
- Il trattamento discontinuo delle acque, che può avvenire anche dopo l’erogazione, come nel caso delle caraffe filtranti.
Le principali tecnologie di depurazione delle acque da bere
I sistemi di filtraggio delle acque più diffusi in Italia sono:
- Filtri meccanici
- Mezzi attivi
- Separazione a membrana
Filtri meccanici per la depurazione dell’acqua
I filtri meccanici per l’acqua rimuovono particolari sostanze presenti in sospensione nell’acqua, ma non quelle in essa disciolte. Agiscono ad esempio su particelle terrose, granelli di sabbia, cristalli calcarei e residui metallici. Si presentano solitamente in forma di cartucce o dischi, realizzati con diversi materiali (come metalli, tessuti, sabbia, quarzite…) e hanno gradi di filtraggio differenti in base alle sostanze e alle strutture impiegate. I filtri meccanici funzionano a mo’ di setaccio e possono intasarsi, anche in seguito alla stagnazione causata da un utilizzo discontinuo del dispositivo. Se si sceglie un dispositivo di depurazione dell’acqua basato sull’impiego di filtri meccanici è quindi fondamentale assicurarsi che i filtri siano comodi da ispezionare e facili da pulire e sostituire.
Filtri a mezzi attivi (o filtri a masse attive)
I filtri a mezzi attivi rimuovono le sostanze disciolte nell’acqua attraverso reazioni chimiche o altri processi chimico-fisici di natura superficiale. Il mezzo attivo, presente generalmente in forma di polvere o granuli, è contenuto in dischi o cartucce che impediscono la sua dispersione nell’acqua. Il mezzo attivo può essere costituito da materiale adsorbente, resine a scambio ionico o altri elementi. Quelli più comuni per trattare le acque destinate al consumo umano sono carbone attivo e resine a scambio ionico (anionico e cationico).
I filtri a carbone attivo sono spesso impiegati per ridurre la quantità di cloro e altre sostanze presenti nell’acqua erogata dal rubinetto, migliorandone il sapore o l’odore. I mezzi attivi basati su resine a scambio ionico sono invece particolarmente efficaci per l’addolcimento delle acque dure. Abbassando la presenza di sali di calcio e magnesio, i filtri riducono le proprietà incrostanti dell’acqua e vengono usati soprattutto per proteggere lavatrici, lavastoviglie, caldaie e altre apparecchiature.
Il principale rischio connesso all’utilizzo di questi filtri riguarda la possibile colonizzazione del mezzo attivo da parte di batteri e altri microorganismi. Proprio per questo molte apparecchiature associano al processo di filtrazione anche un’azione disintettante, continua o periodica, che può avvenire manualmente, in modo automatico con mezzi fisici (es. UV) o attraverso l’uso di specifici disinfettanti chimici.
Separazione a membrana
I sistemi di separazione a membrana riducono la presenza nell’acqua di eventuali sostanze solide sospese o in dispersione colloidale, di microrganismi, di molecole organiche o di solidi disciolti. A differenza della filtrazione meccanica o convenzionale, questa tecnologia consente di separare anche i soluti disciolti nelle acque. La membrana agisce infatti come una sorta di barriera selettiva, che consente il passaggio di alcuni elementi trattenendone altri.
La membrana può essere costituita da diversi materiali e avere strutture differenti, che influiscono sul grado di filtrazione del dispositivo, dando origine a trattamenti di:
- Microfiltrazione: il sistema trattiene in particelle di diametro compreso fra 0,05 e 10 μm (come argille, cisti e batteri)
- Ultrafiltrazione: il sistema trattiene particelle di diametro compreso fra 0,001- 0,05 μm (ad esempio i virus)
- Nanofiltrazione: il sistema trattiene particelle di diametro compreso fra 0,0001 e 0,001 μm (come alcuni acidi organici)
- Osmosi inversa ed elettrodialisi: il sistema trattiene particelle di diametro inferiore a 0,001 μm (come gli ioni metallici e i sali minerali).
(N.b. 1 millimicron (μm) = 1 nanometro (nm) = 1 milionesimo di millimetro)
Tra i rischi legati alla depurazione dell’acqua da bere con sistemi a membrana c’è la riduzione drastica di micronutrienti e sali minerali essenziali per la salute. Tranne in casi particolari (ad esempio se si soffre di calcolosi renale), il consumo quotidiano di queste acque andrebbe quindi integrato con acque oligominerali o a media mineralizzazione.
Fonti:
– Gazzetta ufficiale
– Istituto superiore di Sanità
– Ministero della Salute – Linee guida sui dispositivi di trattamento delle acque destinate al consumo umano ai sensi del D.M. 7 febbraio 2012, n. 25