Mantenere in equilibrio il bilancio idrico è fondamentale per la nostra salute. Ecco come avviene il corretto ricambio tra acqua in entrata e in uscita.
Cos’è il bilancio idrico?
Il bilancio idrico è dato dall’insieme dei processi che mantengono in pareggio la quantità d’acqua persa e quella assunta dal nostro organismo.
L’acqua presente nel nostro corpo viene infatti costantemente ricambiata: le stime parlano di una sostituzione giornaliera del 5-10% del contenuto d’acqua totale. Cosa significa concretamente? Un ricambio di 3-4 litri d’acqua ogni 24 ore.
La dispersione d’acqua avviene soprattutto attraverso l’urina e la sudorazione, e in minima parte tramite le feci e il vapore acqueo che emettiamo respirando. L’acqua in ingresso è invece la somma di quello che beviamo, dei liquidi contenuti nei cibi e dell’acqua detta metabolica o endogena, vale a dire quella che il nostro corpo produce autonomamente.
L’equilibrio tra entrate e uscite è controllato due sistemi:
- il centro ipotalamico della sete, che regola l’acqua da bere, quindi quella in ingresso.
- l’ormone antidiuretico (ADH), che riduce la diuresi, quindi l’acqua in uscita, favorendone il riassorbimento nei reni.
Bilancio idrico giornaliero (in millilitri)
Entrate | Uscite | ||
Alimenti | 500 – 700 | Respirazione/ Traspirazione | 1250 |
Bevande | >800 – 1500 | Urine | 800 – 1500 |
Acqua metabolica | 350 | Feci | 100 – 150 |
Sete e disidratazione
La sete è un campanello d’allarme, un segnale che permette di mantenere l’equilibrio idrico indispensabile per il buon funzionamento dell’organismo. Nell’uomo le perdite idriche sono mantenute nell’ordine del 2% del peso corporeo. Quando salgono di un ulteriore 0,5% arriva il bisogno di bere, uno stimolo che dobbiamo sempre impegnarci a rispettare.
La disidratazione consiste nella perdita di acqua e di sali. Si manifesta quando i liquidi dispersi superano quelli assunti, provocando un aumento della concentrazione di sali nel plasma. La variazione viene registrata da particolari sensori della sete, che coinvolgono il sistema nervoso centrale per superare l’emergenza. L’ipotalamo invia alla corteccia cerebrale il messaggio di procurarsi acqua, mentre ai reni viene chiesto di attuare una sorta di risparmio idrico.
Anche quando modesta, la disidratazione è sempre una condizione sempre pericolosa per l’organismo. In un organismo disidratato il meccanismo della sudorazione viene bloccato, in modo da risparmiare la poca acqua rimasta nel corpo. La mancata secrezione di sudore altera però i meccanismi di termoregolazione del corpo, determinando un surriscaldamento che può portare a colpi di calore.
In un organismo disidratato si riduce inoltre il volume ematico, con ripercussioni sulla pressione arteriosa e sul cuore, una situazione che in casi estremi può portare anche a collassi cardiocircolatori. Il rischio di disidratazione aumenta con clima caldo umido o secco e alcune categorie di persone, come anziani e bambini, sono particolarmente a rischio.
Possibili conseguenze della disidratazione | Riduzione % di acqua |
Insorgenza del senso di sete | 0.5 |
Stanchezza cefalea calo concentrazione | 2 – 5 |
Crampi muscolari vertigini tachicardia | 5 |
Allucinazioni perdita coscienza astenia grave | 7 – 10 |
Coma e pericolo di vita | oltre 10 |