Considerando che il nostro cervello è costituito fino all’85% da acqua e che in esso circolano circa 1400 litri di sangue nel corso delle 24 ore, risulta facile comprendere quanto il perseguimento di un ottimale bilancio idrico sia essenziale per il corretto funzionamento delle funzioni cerebrali.
Grazie al suo contenuto liquido, infatti, il cervello amplifica la propria conduttività elettrica e permette alle correnti elettriche (attraverso le quali avvengono le connessioni tra le varie aree del cervello e tra queste ed il resto del corpo) di propagarsi a elevata velocità e in maniera fluida e continua.

Idratazione e funzioni cerebrali
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione diretta tra il grado di disidratazione e i livelli di efficienza cerebrale e performance intellettiva.
Le prime avvisaglie arrivano già per valori di disidratazione intorno al 2%, con:
- insorgenza di cefalea
- senso di stanchezza
- iniziale compromissione dell’attenzione e della concentrazione
- riduzione della capacità e accuratezza nell’eseguire compiti sia semplici che complessi
- rallentamento del tempo di reazione
- riduzione delle capacità viso-motorie
- riduzione della capacità di svolgere correttamente calcoli aritmetici
- diminuzione della memoria a breve e lungo termine.
Disidratazione e contrazione cerebrale
Molto scalpore ha suscitato uno studio degli esperti del King’s College di Londra. Questi hanno analizzato, utilizzando la risonanza magnetica encefalica, il cervello di un gruppo di adolescenti dopo averli sottoposti a un’ora e mezza di attività ciclistica. Per provocare diversi livelli di disidratazione, ai ragazzi son stati fatti indossare indumenti di diversa pesantezza.
“Abbiamo assistito a una contrazione generale del tessuto cerebrale – spiegano gli esperti – e questa era senz’altro maggiore nei giovani che hanno perso più liquidi a causa dell’abbondante sudorazione”.
Questo “restringimento” appariva, in termini quantitativi, pari a quello che si rileva dopo circa due mesi e mezzo di malattia di Alzheimer.
Non ancora esauste, le giovani cavie si sono poi sottoposte a dei test al computer. Anche in questo caso, sempre testimoniato dalla risonanza magnetica, chi aveva perso più liquidi ha dovuto impegnare di più il proprio cervello per risolverli.
Niente paura comunque, è bastato bere un paio di bicchieri d’acqua per far ritornare tutto nella normalità.

Interessante anche la scoperta da parte di un altro gruppo di ricercatori inglesi: sembra che bere acqua minerale ricca in silicio rallenti il declino cognitivo dei malati di Alzheimer.
Il silicio, infatti, lega e favorisce l’eliminazione dell’alluminio, metallo altamente neurotossico implicato nella patogenesi della malattia.