Il rubinetto è un oggetto che, se si prescinde dalla moderna ricerca di originalità perseguita dai designer, può sembrare banale. Ma la sua storia è antica e si intreccia con la storia delle nostre civiltà.
Volendo estremamente semplificarne la funzione, l’oggetto si riduce ad una chiave che consente di interrompere, regolare o riattivare il deflusso di un liquido o di un gas attraverso una tubazione. E infatti era definito “chiavetta” ancora alla fine dell’Ottocento, prima che si diffondesse il francesismo “robinetto”, coniato dal termine popolare francese “robin” (montone), in quanto gli artigiani si ispiravano alla testa di quell’animale nel realizzarlo.
La quotidianità di un gesto, che nel mondo industrializzato appare scontato, fa scordare che la maniglia azionata dalla nostra mano è solo un elemento di un complesso sistema al di fuori del quale il rubinetto come lo conosciamo non potrebbe esistere. Proprio per questo è impossibile descriverne la storia nei termini di una lineare e progressiva crescita, in quanto esso è piuttosto il prodotto di un complesso intreccio di fattori sociali, economici e tecnologici.
Evoluzione del rubinetto
I primi rubinetti archeologicamente attestati sono le “valvulae” di epoca romana.
Si tratta di rubinetti del tipo “a maschio”, in cui la rotazione un cilindro forato consente o impedisce il passaggio dell’acqua.
A seguito dello sviluppo dell’ampia rete di acquedotti che rifornivano le città e la numerosa popolazione, si sviluppò una fiorente attività industriale legata alla produzione di rubinetti (valvulae), tubi di piombo (fistulae), ma anche vasche, stufe per riscaldare l’acqua, ecc..
In epoca romana sono attestati anche alcuni esempi di “miscelatori” con cui era possibile erogare acqua fredda o, alternativamente, acqua calda. La miscelazione dell’acqua alla temperatura desiderata avveniva nella vasca sottostante, mentre dalla vasca l’acqua usciva fredda o bollente.
Con la fine dell’impero romano e il collasso della rete degli acquedotti, in epoca medievale e moderna i rubinetti erano utilizzati soprattutto per regolare il flusso dei liquidi da recipienti.
Si trattava ancora di rubinetti “a maschio” cilindrico, ma le dimensioni erano usualmente ridotte. Essi infatti erano applicati a piccoli recipienti in legno o metallo (acquamanili, samovar, ecc.), sospesi o trasportati secondo le necessità, oppure a piccole vasche a muro.
Abbastanza frequente, nelle chiese maggiori, era l’uso di collocare una vasca, munita di due rubinetti, sopra un grande lavabo, per gli usi liturgici.
Talora, quando erano applicati a grandi botti per il vino e la birra, i rubinetti potevano raggiungere dimensioni consistenti.
L’invenzione del rubinetto a vite (o a “vitone”) è attribuita al mercante inglese di ferramenta Thomas Grill nel 1800. Con questo dispositivo fu possibile graduare, per la prima volta, il flusso dell’acqua.
Questo sistema, utilizzato ancora oggi, trovò larga applicazione soprattutto con l’allacciamento delle abitazioni alla rete della distribuzione idrica, in quanto offriva migliori prestazioni di tenuta sotto pressione.
Nel 1975 iniziò la commercializzazione dei primi miscelatori monocomando a dischi ceramici. Precedentemente erano stati studiati e commercializzati miscelatori termostatici basati su tecnologie meccaniche differenti.
Il rubinetto a vite e quello a maschio non sono stati, comunque, soppiantati dal miscelatore monocomando a dischi ceramici.
Il sistema a maschio, nelle migliorate forme del maschio conico o a sfera, trova ancora largo impiego sia in ambito enologico che in varie applicazioni delle valvole per gli impianti di distribuzione per liquidi e gas.
Per saperne di più: www.museodelrubinetto.it