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Nelle fontane l’acqua e la pietra si parlano, e lo fanno da sempre.
E a Roma e nel Lazio, è facile ascoltarle raccontare la loro storia millenaria: l’acqua vergine della fontana del Babuino che si tuffa in un antico sepolcro, tornato a nuova vita come vasca; oppure quella che passa tra pietre sapientemente modellate per formare evoluzioni ed emettere suoni, come in una fontana della stupenda villa d’Este a Tivoli; o una pietra che da palla di cannone si è trasformata in base per uno zampillo allegro, o ancora una fontana dove ogni tanto l’acqua lascia il posto al vino.
1. Fontana di Trevi
L’asso di coppe
L’architetto Nicolò Salvi, che ha progettato questa celeberrima fontana, non andava d’accordo con un barbiere che aveva la sua bottega sul lato destro della piazza, in via della Stamperia e che ogni giorno, tra un taglio di capelli e l’altro, usciva dalla bottega per raggiungere l’architetto e lo assillava con giudizi negativi e critiche sul suo lavoro.
Fatto sta che un mattino il nostro barbiere si ritrovò davanti alla sua vetrina, appoggiata sulla balaustra che circonda la fontana, una grossa scultura in pietra che raffigura una coppa, e che gli impediva di vedere la fontana e l’andamento dei lavori. I romani, sempre pronti a dare un nome a qualsiasi cosa, lo ribattezzarono subito l’asso di coppe.
Dove si trova
2. Fontana del Babuino
La fontana parlante
La fontana vide il suo primo zampillo nel 1576, e subito suscitò clamore. Questo perché, per costruirla, venne utilizzata una statua ritrovata per caso, che raffigurava una antica divinità pagana, detta Sanco Fidio, metà capra e metà uomo. Il popolo la trovò particolarmente brutta, tanto da ribattezzarla babuino.
Tale denominazione divenne subito talmente comune che la strada da via Paolina cambiò nome in via del Babuino, toponimo ancor oggi utilizzato. Non contenti i romani le attribuirono anche capacità soprannaturali, eleggendola statua parlante al pari del famoso Pasquino.
3. Fontana delle Tartarughe
La notte porta consiglio
Il duca Mattei era un giovane aristocratico di belle speranze ma con il vizio del gioco d’azzardo, a causa del quale aveva dilapidato tutti i suoi averi, al punto che il padre della sua promessa sposa decise di rompere il fidanzamento. Il duca non si diede per vinto: invitò la futura sposa e suo padre a pernottare nel suo palazzo, in una camera che affacciava su una piazzetta sottostante, priva di qualsiasi ornamento.
Al mattino invitò i suoi ospiti ad affacciarsi nuovamente sulla stessa piazza, e questi, con massimo stupore, poterono ammirare al centro della piazza una splendida fontana, ornata di pregevoli tartarughe, costruita in una sola notte. Questa dimostrazione di potere convinse il futuro suocero a rivalutare il duca e concedergli la mano di sua figlia. In seguito il duca fece murare la finestra sulla piazza, in modo che nessun altro potesse godere della stessa vista riservata alla sua fidanzata.
4. Fontana della Barcaccia
Il bisogno aguzza l’ingegno
La leggenda narra che l’indicazione sul costruire in questo luogo una fontana sia merito di una vergine, che avrebbe localizzato le sorgenti, dette poi appunto dell’Acqua Vergine. La particolare forma di questa celeberrima fontana si deve invece al ritrovamento, a seguito di un’abbondante esondazione del Tevere, di una barca lasciata dal fiume dopo il suo ritiro.
Al momento della costruzione nacque un problema tecnico: la pressione dell’acqua era insufficiente per garantire il corretto funzionamento della fontana. La soluzione fu presto trovata e per capirla è sufficiente guardare la fontana al centro della piazza e notare che è posizionata sotto il livello stradale. Grazie a questa intuizione ingegnosa ancor oggi possiamo vedere sgorgare l’acqua con forza e vigore.
Tratto dall’e-book “Storie di pietre e di acque – Fontane di Roma e del Lazio” – si ringrazia Acqua & Terme Fiuggi SpA per la collaborazione
immagini: flickr CC