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Case dell’acqua, chioschi e distributori hi-tech sono sempre più diffusi nelle nostre città. Ecco tutto quello che c’è da sapere sugli erogatori di acqua pubblica.
Evoluzione delle vecchie fontanelle, le case dell’acqua offrono un’alternativa alla scelta tra acqua del rubinetto e acqua minerale in bottiglia. Questi sistemi di erogazione consentono infatti di personalizzare l’acqua pubblica, aggiungendo le bollicine, refrigerandola o modificandola con trattamenti di depurazione aggiuntivi.
Come funzionano le case dell’acqua
Diverse per aspetto, forma e architettura, le case dell’acqua sono punti di distribuzione dell’acqua potabile. Si tratta di strutture collegate all’acquedotto locale che permettono di prelevare acqua da bere, refrigerandola e/o aggiungendo anidride carbonica per renderla frizzante. Il servizio base è pubblico e gratuito, ma in alcuni comuni è previsto un costo per l’acqua frizzante (di solito entro i 5 centesimi a litro).
L’acqua dei chioschi può inoltre essere sottoposta a leggeri trattamenti di affinamento, per ridurre la durezza o la quantità di cloro. È importante sottolineare che non si tratta di interventi di potabilizzazione, perché l’acqua che arriva nelle nostre case è già controllata e sicura per legge. Inoltre, a differenza dalle acque minerali naturali, anche l’acqua potabile delle casette non può vantare “effetti favorevoli sulla salute”.
Acqua in bottiglia e acqua del rubinetto in Italia
In Italia si beve moltissima acqua in bottiglia. I dati parlano di un consumo pro capite di 196 litri l’anno, il doppio rispetto alla media europea. La crisi economica e le problematiche ambientali hanno però modificato alcune abitudini. Secondo una recente ricerca commissionata dall’Associazione Aqua Italia, sempre più italiani si fidano dell’acqua del rubinetto. Quasi il 72% degli intervistati sceglie l’acqua potabile pubblica e quasi una persona su due (il 44%), dichiara di berla “sempre o quasi sempre”. Cresce anche il ruolo dalle casette dell’acqua. Il 67% del campione dichiara infatti di conoscerle e il 42% di vivere in un comune raggiunto dal servizio, confermando che gli erogatori automatici sono sempre più diffusi e utilizzati.
Le case dell’acqua in Italia
I chioschi dell’acqua hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni. Se nel 2010 erano appena 213 le case dell’acqua in Italia, oggi siamo a quota 2021. Come evidenziato dalla mappa, la diffusione è più capillare al Nord, dove l’installazione è iniziata prima. Secondo i dati diffusi dal rapporto Aqua Italia, le regioni che contano più chioschi sono la Lombardia (574 strutture), il Lazio (271), il Piemonte (233), l’Emilia-Romagna (181) e la Toscana (150). Il 36% dei chioschi prevede un corrispettivo per l’erogazione di acqua (in genere per quella gassata), mentre il 64% la offre a titolo gratuito. Si registra inoltre un’evoluzione dal punto di vista tecnologico e architettonico, con strutture sempre più hi-tech e pensate per inserirsi armoniosamente in ogni contesto ambientale.

Casette dell’acqua: vantaggi
Le casette dell’acqua contribuiscono ad aumentare la fiducia nei confronti dell’acqua potabile d’acquedotto, e offrono indubbiamente diversi vantaggi. Ecco i principali:
- Risparmio economico: anche quando è previsto un pagamento per la gassatura il prezzo è molto contenuto.
- Personalizzazione dell’acqua: alcuni chioschi consentono di scegliere anche il livello di effervescenza, oltre alla temperatura di servizio.
- Sostenibilità ambientale: il consumo di acqua alla spina a chilometro zero abbatte drasticamente il volume dei rifiuti, facilitando la raccolta differenziata.

Casette dell’acqua, possibili rischi
Secondo un’indagine di Altro Consumo, la qualità dell’acqua erogata dalle casette non si discosta molto da quella del rubinetto. I chioschi restano una risorsa utile per chi ha problemi di tubature e per chi preferisce le bollicine, ma in generale non offrono particolari benefici se si preleva acqua liscia. Recarsi al punto di distribuzione e riempire i contenitori vuoti comporta infatti un investimento economico e di tempo. L’acqua è inoltre un bene vivo e facilmente alterabile, va quindi conservata in maniera adeguata. L’utilizzo di bottiglie non sterili espone a rischi igienico-sanitari da non sottovalutare. Quando si usano le case dell’acqua bisogna quindi ricordarsi di:
- Non fare scorte e consumare l’acqua prelevata nell’arco di 48 ore;
- Conservare l’acqua in frigorifero, o comunque al riparo da luce e da fonti di calore;
- Preferire le bottiglie di vetro a quelle in PET, avendo cura di lavarle periodicamente con acqua e sapone e sciacquarle con cura.